Un poema epico è una delle forme più antiche di narrazione, racconta le imprese eroiche di personaggi umani, storici o leggendari, a cui spesso si uniscono esseri soprannaturali. Ovviamente non sono all'altezza con le mie scarse capacità di arrivare a tanto ma ad un racconto su queste basi posso cercare di ambire, riportando fedelmente i fatti realmente accaduti, ed Iddio mi è testimone sulla veridicità della storia.L'uomo è nel letto e cerca invano di rubare ancora qualche istante al giorno che ormai è arrivato da un pezzo. Dalla tapparella la luce trapela dalle piccole aperture e filtrata attraverso le tende, cade sul parquet, donandogli una parvenza di calore proprio. All'improvviso una suoneria lontana desta definitivamente il dormiente e lo obbliga ad alzarsi, è tra i pochi in quella casa ad avere il dono di alzarsi quando sente il telefono od il campanello. Inciampa più volte tra le scarpe e ciabatte lasciate in giro da personaggi vissuti in quella casa precedentemente e finalmente guadagna un barlume di attenzione e comprende che il suono intermittente proviene dal soggiorno. E' il telefono lo prende subito e risponde. Il suo cervello ancora appannato dalle fatiche del sonno non comprende pienamente quel linguaggio arcaico e dialettale che lo investe, decide di prendere una conca piena d'acqua fredda e di immergervi il capo. Ora è completamente sveglio padrone di se e comprende che il giorno da lui tanto atteso e sperato è giunto; l'uomo è felice. Sveglia immediatamente i coinquilini ed il fratello matrioska minore, con il tipico gesto gentile del fratello maggiore verso l'inferiore aggiungendovi le parole :"Svegliati Dunà". Quindi appena appresa la lieta notizia anche il fratello è contento e corre nell'altra stanza a svegliare i rimanenti. Sempre con la tipica gentilezza del fratello schiaccia sotto il suo peso l'amico di sempre Peppe, facendolo uscire dal sonno in modo del tutto pacifico. Nonostante la confusione venutasi a creare l'ultimo inquilino dorme ancora beato ed ignaro di tutto. Gli altri non tentano minimamente di svegliarlo sanno che il suo è un sonno difficile da spezzare attraverso i canoni umani. A questo punto il maggiore dei fratelli Matrioska, Giovanni, decide di mettersi come di consueto a studiare, e prepararsi, nel pomeriggio per andare dal tanto amato amico ferramenta per un altra delle sue richieste inusuali, sapendo che dal canto suo l'amico Efesto difficilmente potrà accontentarlo. Donato il fratello minore decide che aspettare senza fare niente sia la strategia giusta per affrontare la giornata, mentre peppe ormai completamente ripreso dal dolce risveglio decide, tanto per cambiare, di stazionare per una tre ore e mezza nel cesso in attesa dell'ispirazione. L'altro strano figuro della casa continua nel suo sonno imperturbabile; alcuni sacerdoti ammisero anni a seguire che il suo era un sonno benedetto dal volere degli dei. Il citofono suona; è l'ora. Tutti i Giordano sono pronti per quello che sarà l'avvenimento dei prossimi tre mesi e corrono in strada verso un camion, che inevitabilmente a quell'ora, stazionando in una strada a senso unico paralizza completamente il traffico. "E' arrivato uh pacco Dunà" esclamò il Giordano più grosso ( quindi anche il più anziano e quindi il capo) iniziando a prendere da un lato l'enorme scatola di cartone costruita a dovere da un tale postino chiamato Archimede, l'unico in grado di concepire un imballo di così solida resistenza e siffatta leggerezza. Il peso è notevole dato il contenuto ed uno sguardo divertito attraversa i tre Giordano. A fatica, pari ad una delle dodici di Ercole ( tra le quali troviamo quella compiuta da Cinghiale all'arrivo della Lavatrice nuova), i tre riescono ad arrivare al loro pianerottolo e con sorpresa trovano il Dormiente destato dal suo Sonno benedetto. In questo risveglio egli impersonifica il leggendario Ulisse, infatti è convinto che il pacco sia il cavallo di troia, e gridando, gesticolando con una squadretta in una mano ed un martello nell'altra, con un cappello da manovale fatto di carta in testa, impartisce ordini ai tre Giordano logorati dalla fatica compiuta. All'unisono i tre si guardano ed il più grosso (il maggiore) decide di urlare in faccia a Domenico:"Spostati Domè". Terrorizzato da così tanta ferocia ed audacia il dormiente si reca nella sua configurazione da sveglio, cioè in una poltrona sfondata con in braccio il computer a giocare a "football manager". I Tre Giordano non stanno più nella pelle ed anche il pacco sembra impaziente ed inizia a muoversi. Domenico con aria terrorizzata inizia a citare le sue preghiere imparate all'oratorio e rimane incredulo davanti a quello che sta succendento, il pacco sembra dotato di vita propria. Improvvisamente entrando in uno stato di "trance" inizia ad urlare: "Non aprite il Vaso di Pandora stolti". Ma Giovanni neanche lo sente più ed ordina al fratello di prendere la mannaia, continuando ad avvicinarsi al pacco. Una volta aperto con furia e violenza, un grugno animale esce dalla scatola terrorizzando a morte il povero Domenico che ricade in un sonno profondo. Ormai è tempo di agire e la bestiola ormai sotto braccio a Giovanni grugnisce invano; la mannaia cade velocemente sulla testa mozzandola di netto. Il fratello è pronto con la conca a raccogliere il sangue (come gli antichi guerrieri bevono il sangue degli sconfitti), e la testa dell'animale rotola sul pavimento. Mai ci fu una cena così goduta e ricordata negli anni, infatti dopo mesi trascorsi in terra barbara i Giordano poterono nuovamente assaggiare e rivivere sensazioni uniche della loro terra natale :"La Magna Grecia" (notare che il nome non è casuale).
Il pacco oltre alla povera bestiola sacrificata conteneva infatti ogni ben di Dio; dalle olive al formaggio, utili alla sopravvivenza in terre lontane. Al termine della giornata i Giordano ormai satolli si recano lentamente ai loro letti dopo una giornata che diventerà nei secoli a seguire Epica.

9 Responses to Racconto Epico: "L'arrivo del Pacco"
Io cambierei il nome Johnfuc con un ben + roboante (ma meritatissimo) FUC-OMERO!!!
Sei grande fuca...però ora per manifesta inferiorità nessuno di noi potrà + scrivere su questo blog!!!
Gigi ti ringrazio, ma quello che dici non è vero voglio leggere un vostro post per me sono i migliori.
Grandissimo post, però non hai parlato dei leggendari alberi di dentifricio lucani!!!
Io sono in trepidante attesa di un post di pino (in latino obviously!!!)
hai dimenticato una cosa.
il porco in questione pesava sempre inevitabilmente meno del Limite Supremo di 30 kg. ovviamente i Sacerdoti del Culto del Pacco, perchè neppure una stilla di sudore fosse risparmiata al Materialista, riempivano il pacco di sacre Arance della madrepatria.
p.s.: tiz, gli alberi di pan di stelle erano almeno altrettanto rigogliosi. per non parlare della fornitura a vita di emmenthal arrivata dopo che squino dichiarò "eh, mi piace".
Una volta disse che le mele "gli piacevano proprio".
Nel giro di 24 ore ne arrivarono credo una ventina di chili
Beh sono tutti generi di prima necessità introvabili in qualsiasi supermercato di Milano....
Dosty ti assicuro che quelle olive e quel formaggio qua te li sogni.
A parte che ho riso mezz'ora leggendo il post... non l'avevo mai sentita in questi termini la ben nota storia del pacco... grande john
Grande Fuca, storia commovente..... e che riporta alla mente tanti ricordi di gioventù..... :-)))
Per dovere di cronaca devo dire che hai dimenticato le mitiche torte al cioccolato e crostate sempre onnipresenti.... ;-)
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